domenica 29 marzo 2020

22. Come trovare i migliori titoli da dividendi - Step 2 (parte 3)

Let's Zoom!










Dopo
aver visto come investire in azioni di Società con dividendi crescenti abbia un
vantaggio importante sul lungo periodo, abbiamo imparato come riuscire a
crearsi una watchlist personale e iniziato a vedere come, per poter
avvantaggiarsi fino in fondo dell’interesse composto, sia necessario scremarla
utilizzando diversi vari criteri. Abbiamo quindi iniziato a vedere come sia
importante concentrarsi su titoli che:





1.     Paghino dividendi in maniera costante e crescenti nel tempo (dividend
arisctocrats
)


2.     Abbiano un dividendo attuale ed un tasso di crescita dello stesso idonei a
garantirci il raggiungimento dei nostri obbiettivi,


3.     Abbiano un dividend pay out inferiore 65%.


4.     Abbiano un ROE intorno al 13% e comunque superiore alla media di settore).





Rimangono
ora da analizzare gli ultimi due indicatori utili a scremare i titoli che
entreranno nel nostro portafoglio di lungo periodo: il debt to equity ratio ovvero
il rapporto tra capitale di terzi e capitale proprio e la current ratio ovvero
l’indice di liquidità corrente.





C.    DEBT TO EQUITY: questo indicatore ci è utile per comprendere se la
Società si trova in una situazione di equilibrio tra l’utilizzo di mezzi propri
ed il ricorso al capitale di terzi ed evitare quelle realtà che sono in
una situazione di sovra indebitamento (misura in rischio finanziario
dell’impresa).


Esso può
essere calcolato secondo la seguente formula:










Per
essere più prudenti posiamo anche calcolarlo utilizzando un'altra formula:










Dove:










Mentre:












Con
l’evidente differenza che mentre se utilizziamo la PFN andiamo a ricomprendere
le attività, queste rimangono escluse laddove consideriamo la PFN. Se questo ad
alcuni potrebbe sembrare un eccesso di prudenza, dobbiamo sempre ricordare come
mentre la cassa si fa presto a bruciarla, i debiti vanno onorati comunque. È
dunque preferibile utilizzare la performance finanziaria lorda nella
valutazione del debt to equity ratio per tutti coloro che, come me, hanno
un’avversione al rischio più alta e vuole dormire sonni tranquilli.







Qual è un buon debt to equity ratio?




Come
sempre, pur non esistendo misure assolute valide per ogni business e settore,
possiamo trovare delle linee guida abbastanza generali e quindi ritenere relativamente
sicure quelle aziende che hanno un debt to equity inferiore a 2,5.
Mentre valori superiori sono da essere presi in considerazione solo dietra
attenta analisi. Infatti, come buon senso vuole, maggiore è il livello di
indebitamento più elevato è il rischio finanziario.










Come
tutti gli indicatori anche questo, deve essere abbinato ad un analisi
settoriale, ben potendo esistere settori dove è fisiologicamente più alto (come
quelli caratterizzati da costanti e stabili flussi di liquidità in entrata) o dove
anche se più basso siamo di fronte a delle possibili difficoltà finanziarie.
Ricordiamoci infatti che anche se nei momenti di difficoltà alcuni costi di
gestione possono essere ridotti per mantenere un certo livello di profitti ed
il livello di liquidità necessario, gli interessi passivi pagati sui debiti difficilmente
riescono ad essere ridotti (anzi, percependo un rischio maggiore il debitore
tende a richiedere interessi più elevati in caso di rifinanziamento) ed anzi
devono essere pagati anche quando le entrate subiscono un forte calo andando ad
aumentare il rischio di insolvenza.





C.    CURRENT RATIO: l’indice di liquidità corrente è il rapporto tra
attività correnti e passività correnti e serve a misurare la capacità di un’azienda
di ripagare i debiti a breve termine.




Esso si
calcola utilizzando la seguente formula:









E’
quindi un indice che indica la liquidità corrente della Società misurandone la
capacità di far fronte agli impegni a breve termine. Come noi, anche le
Società dispongono di un tempo limitato per estinguere i debiti a breve
termine, quindi il current ratio è utile per stabilire la posizione di
liquidità di una Società.







Qual è un buon current ratio?


Come
spesso accade non vi sono valori buoni a priori ed anche qui è opportuno
compiere un’analisi settoriale. Quello che è certo è che il current ratio non
dovrebbe mai essere inferiore a 1 ed anzi è buona norma , che sia superiore a
1,3
. Ciò indica che l’impresa è in grado di coprire le proprie passività con i
propri asset. Se il current ratio è inferiore a uno, ciò potrebbe significare
che l’impresa ha troppe passività a breve termine da coprire con i soli le
attività correnti e potrebbe ritrovarsi costretta a dover contrarre ulteriori
prestiti in urgenza, magari non alle migliori condizioni, una situazione  sicuramente da evitare.





Se
quindi le azioni di Società con un current ratio inferiore ad 1 sono da
evitare, anche un current ratio troppo elevato può rappresentare un campanello
di allarme. La spiegazione più semplice, infatti, è che la Società non utilizza
in modo efficiente i propri asset e il proprio capitale. Infine, anche un current
ratio instabile e con frequenti variazioni non è ottimale: la ragione, infatti,
potrebbe essere che la società non è in grado di mantenere un flusso di cassa
costante. 




















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